Stop vantaggi fiscali per i pensionati residenti in Portogallo

Stop vantaggi fiscali per i pensionati residenti in Portogallo

Il Portogallo non sarà più un paradiso fiscale per i pensionati stranieri

Stop ai vantaggi fiscali per i pensionati residenti in portogallo

L’annuncio segna una svolta e non solo per il Portogallo. Il premier Antonio Costa, alla guida di un governo di sinistra sin dalla fine del 2015, ha reso noto in settimana che dal 2024 non saranno più confermati i benefici fiscali per i pensionati stranieri che trasferiscono nel paese la loro residenza.
È la fine di un’era durata oltre un decennio e che ha fatto tanto discutere in Europa.

I benefici restano per chi li ha già ottenuti

I vantaggi fiscali continueranno a restare validi per coloro che già li avranno ottenuti entro quest’anno.

Manca poco dunque conviene affrettarsi!

Le ragioni dei benefici

Nel 2012, il Portogallo era in preda a una grave crisi del debito pubblico. L’anno prima, la Troika (Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea) era dovuta intervenire con un salvataggio internazionale o “bailout” da 78 miliardi di euro.
Quell’anno, al fine di sostenere l’economia domestica, fu varata una legge che garantiva la totale esenzione fiscale per gli assegni percepiti dai pensionati stranieri. Requisito fondamentale: trascorrere almeno 183 giorni all’anno (184 negli anni bisestili) in Portogallo, trasferendovi la residenza.

Migliaia di afflussi tra pensionati stranieri

Grazie a questa norma, migliaia di pensionati stranieri ebbero modo di passare la loro terza età nel paese. Si è trattato perlopiù di cittadini di nazionalità britannica, francese e italiana.
Si calcola che siano stati almeno 10.000, in gran parte concentrati nella regione meridionale dell’Algarve.
Poiché i risparmi d’imposta crescono all’aumentare dell’assegno, è evidente che la misura puntasse sin dall’inizio ad attirare cittadini benestanti dal resto d’Europa. Grazie a questo schema, molte aree si sono vivacizzate in termini di consumi e il mercato immobiliare ha ricevuto un inatteso impulso a beneficio delle quotazioni delle case. Queste sono salite ben oltre la media europea.

Gli svantaggi per i Portoghesi

Ci sono stati tanti vantaggi per i pensionati stranieri che hanno deciso negli anni di trasferirsi in Portogallo. In primis, sul piano fiscale. Ma non solo. Il costo della vita risulta essere qui inferiore a quello di paesi come Italia, Francia, Germania, Regno Unito, ecc. Inoltre, la criminalità è assai bassa e il clima sociale che si respira è abbastanza pacifico.
Molti cittadini stranieri hanno così avuto l’opportunità di migliorare complessivamente anche la loro qualità della vita.
Ma gli svantaggi sono stati notati dai residenti locali. Boom dei prezzi delle case e in generale dei servizi, specie nelle aree turistiche.

Benefici fiscali già ridotti dal 2021

Ed è così che arriviamo al 2020, anno in cui i benefici fiscali per pensionati stranieri sono stati ridotti a partire dall’anno successivo: stop all’esenzione totale, al posto della quale è spuntata un’aliquota forfettaria del 10%.
L’idea del governo fu di frenare l’afflusso di nuovi pensionati stranieri, così da rispondere alle inquietudini della popolazione lusitana.
Per gli importi medio-alti, comunque, i vantaggi sono rimasti ad oggi elevati. Basti pensare che sopra circa 8.000 euro lordi, l’aliquota da versare allo stato in Italia è del 23%, a cui vanno aggiunte le addizionali regionali e comunali. Di fatto, si arriva già al 25%.
Per redditi sopra 50.000 euro, la sola Irpef nazionale s’impenna al 43%.

Un bilancio statale in ottima salute

La verità è anche che il Portogallo non ha più bisogno di norme come queste per ravvivare la propria economia. Il paese cresce ormai quasi ininterrottamente e a ritmi elevati dal 2014. Il suo debito pubblico in rapporto al PIL sta scendendo verso il 100% e non è più considerato a rischio. Anzi, risulta tra i più solidi dell’Eurozona.
Pensate che il bilancio dello stato chiuderà quest’anno in attivo per la prima volta dal 2019 e la seconda in quasi mezzo secolo.
Certo, resta l’amaro in bocca per quanti avessero programmato di trasferirsi nel paese dopo essersi ritirati dal mercato del lavoro. Avranno molteplici ragioni per farlo, ma dal prossimo gennaio non ci sarà più quella di natura fiscale.

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Stefano Bergamini
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