Cattivi Pagatori Bollette Luce e Gas

Le domande dei cattivi pagatori riguardo le bollette luce e gas

SITUAZIONE COSTI LUCE GAS

Il caro bollette è diventato negli ultimi tempi un grosso problema per le famiglie italiane e europee.

Le tariffe di luce e gas sono esplose, a seguito dei rincari sui mercati internazionali, in grossa parte dovuti alla guerra tra Russia e Ucraina.

Malgrado i sussidi dello stato, ci sono tante famiglie che non sono state in grado di pagare puntualmente le bollette. Non è bastata neppure la rateizzazione concessa per ridurre il peso delle scadenze più pesanti nel corso dell’anno.

In pratica, cresce il numero dei cosiddetti cattivi pagatori. L’espressione già in sé svela la natura negativa della categoria agli occhi di chi eroga servizi all’utente. Essere considerato un cattivo pagatore non fa mai piacere. Tutt’altro. A parte essere sviliti come persone, ci sono conseguenze spiacevoli per chi rientra in questa particolare categoria.

Ci siamo chiesti, quindi: esiste una lista nera (blacklist) dei cattivi pagatori di luce e gas?

LA LISTA NERA

Sappiate che da qualche anno è nato Simoitel, un sistema informativo a cui hanno accesso diversi operatori della telefonia fissa e mobile (TIM, Vodafone, WindTre, Fastweb, Tiscali e British Telecom), gestito dalla Centrale Rischi Finanziari (informati sulla CRIF).

Questa è la stessa che fornisce agli istituti di credito e alle agenzie finanziarie informazioni circa i potenziali clienti nel caso di erogazione di mutui e prestiti.

Tuttavia, qualcosa di simile ancora non esiste per il mercato di luce e gas.

Non c’è una centrale informativa che segnala ai distributori che un potenziale cliente sia (stato) un cattivo pagatore.

Questo è diventato obiettivamente un problema negli ultimi anni. Con la liberalizzazione del mercato dell’energia, passare da un operatore all’altro è semplice, quasi immediato.

Peccato che molti ne approfittino per cercare di sfuggire al pagamento di una o più bollette con il vecchio operatore. Evidentemente, pensano di poterla fare franca così facilmente.

Non è così. Aggiungiamo, per fortuna del sistema, il quale altrimenti non reggerebbe e finirebbe per pesare sui clienti onesti.

CONSEGUENZE DEL MANCATO PAGAMENTO DELLA BOLLETTA

Cosa succede se un cliente non paga in tempo una bolletta?

Quando può essere considerato moroso?

IL RID

Iniziamo col dire che pagare una bolletta con qualche giorno di ritardo non ha mai comportato conseguenze severe per chicchessia. Sarà capitato un po’ a tutti noi, spesso anche solo per sbadatezza, perché siamo pieni di impegni e finiamo con il dimenticare qualche incombenza. A tale proposito, sarebbe più appropriato in fase contrattuale o anche successivamente optare per il metodo di pagamento con RID (domiciliazione bancaria). Significa che l’importo della bolletta è addebitato direttamente sul conto corrente dell’intestatario.

Attivando il RID si risparmiano, quindi, i costi dell’invio della bolletta cartacea e si evitano file alla posta o in banca e al contempo di smarrire la bolletta medesima, nonché qualche dimenticanza.

Ad ogni modo, l’operatore concede sempre qualche giorno di tolleranza. Ad esempio, se la bolletta della luce e/o del gas scade giorno 5, non succede nulla se il pagamento avviene con qualche giorno di ritardo (l’8 o il 9, ecc.). In questo caso, il fornitore neppure provvederà a inviare un sollecito di pagamento per la semplice ragione che può benissimo accadere che nel frattempo il cliente abbia provveduto a pagare e, quindi, esso sosterrebbe costi evitabili. Diverso il discorso se i giorni di ritardo iniziano ad essere molteplici.

Di solito, superati almeno i 7 giorni, il fornitore invia al cliente un sollecito bonario, cioè senza usare toni perentori e sgradevoli. Semplicemente, ricorda al cliente che l’ultima bolletta non è stata ancora pagata.

Normalmente tale invito è accompagnato dalla dicitura per la quale se nel frattempo si fosse provveduto al pagamento, di non tenere in considerazione la lettera ricevuta.

Tuttavia, viene assegnato un termine di 15 giorni successivamente alla data di invio o 20 giorni dalla data di emissione della raccomandata entro cui bisogna provvedere al pagamento.

COSA FA L’ENEL

Sono imposte anche penale e mora, a seconda che il contratto rientri nel mercato a maggiore tutela o in quello libero. Nel primo caso, ENEL applica un tasso di mora uguale al tasso di riferimento della Banca Centrale Europea e maggiorato del 3,5% per i giorni che vanno dalla scadenza alla data dell’avvenuto pagamento.

Nel secondo caso, sono richiesti i tassi di mora e le spese eventualmente previste nel contratto. In genere, i clienti risultanti “buoni pagatori” nei due anni precedenti, vale a dire che abbiano sempre pagato la bolletta entro le scadenze, sono tenuti al solo pagamento degli interessi di riferimento senza alcuna maggiorazione. Decorso infruttuosamente anche tale termine, il fornitore chiederà al distributore di ridurre la potenza dell’energia elettrica erogata al 15%. In pratica, il cliente non rimane al buio, ma al contempo non riesce verosimilmente ad utilizzare alcun elettrodomestico. Nel caso del gas, l’erogazione viene sospesa.

La richiesta di riduzione della potenza o di sospensione del servizio può avvenire dopo tre giorni dalla scadenza del termine ultimo fissato per il pagamento e, comunque, trascorsi 40 giorni solari dalla data di ricevimento della notifica.

IL CMOR

Poiché parliamo di un problema diffuso, specie in tempi di crisi, il ritardato pagamento delle bollette va sempre considerato come un rischio all’atto della stipula di un contratto di luce e gas.

Per quanto non esista per questi due mercati un sistema informativo centralizzato, va da sé che la furbizia di chi passa da un operatore all’altro nel tentativo di non pagare le bollette, alla fine dei conti non paga.

Una volta passati con il nuovo fornitore, questi è tenuto ad applicare in bolletta il cosiddetto Corrispettivo Morosità (Cmor).

Esso deve fare riferimento agli ultimi 3 mesi di erogazione del servizio. La riscossione può avvenire entro un arco di tempo che va dai 6 ai 12 mesi e a patto che:

  • il cliente abbia ricevuto comunicazione del Cmor e non abbia provveduto al pagamento
  • il cliente sia alimentato a bassa pressione
  • l’importo dovuto superi i 10 euro
  • l’importo dovuto non deve essere frutto di disservizi

Grazie al Cmor, il cliente non ha la possibilità di farla franca con il pagamento delle bollette passando da un operatore all’altro. Va detto, tuttavia, che esistono casi in cui il Cmor non si applica. Pensate a un nuovo inquilino che dimostri di non avere alcunché a che fare con i mancati pagamenti dell’inquilino precedente dell’immobile.

SOLUZIONI E CONSIGLI

Non sempre ricadere sotto la definizione di cattivo pagatore è frutto di scelta.

Problemi economici, spese impreviste e l’assenza di risparmi a cui attingere possono rivelarsi esiziali.

A quel punto, però, esistono alternative meno traumatiche. Una di queste consiste nella richiesta di un finanziamento.

La cessione del quinto può venire in aiuto proprio ai cattivi pagatori.

Si tratta di un prestito personale che può essere ottenuto dai lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico, nonché dai pensionati. Si definisce così, perché la rata mensile ammonta a non più di un quinto (20%) dello stipendio o pensione al netto di imposte e contributi.

Perché vi possono accedere i cattivi pagatori?

Di solito, questa è una categoria invisa a banche e società finanziarie. Presteresti mai denaro a chi risulta non avere rimborsato in tempo vecchi prestiti? Tuttavia, la cessione del quinto offre solide garanzie al creditore. In primis, perché c’è la sicurezza di un reddito da lavoro o pensione e, soprattutto, perché la rata viene prelevata direttamente dal datore di lavoro o Ente Pensionistico e versata sul conto del creditore.

Nel caso di un dipendente pubblico, se ne occuperà l’Amministrazione alle cui dipendenze lavora il debitore.

Per i pensionati sarà l’ente di previdenza a provvedere all’addebito.

Pertanto, la cessione del quinto è un rapporto a tre tra creditore, debitore e datore di lavoro/ente previdenziale. La sua durata è fissata in di 60 o 120 mesi.

Può essere estesa dopo che il debitore abbia provveduto a pagare almeno i due quinti delle rate dovute.

Infine, diverse categorie di dipendenti possono accedere alla doppia cessione o anche detto prestito delega.

Si tratta di un secondo finanziamento, che eleva ad un massimo del 40% dello stipendio o della pensione l’importo massimo della rata mensile.

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