Cessione del Quinto rifiutata: motivi e soluzioni

Inquadriamo il problema del rifiuto di una Cessione del Quinto

TROVA CON NOI LE SOLUZIONI PER UNA CESSIONE DEL QUINTO RIFIUTATA


L’istruttoria della pratica di Cessione del Quinto non richiede una valutazione delle risultanze CRIF né una valutazione dei redditi disponibili da parte del richiedente.

Il rifiuto di una richiesta di prestito con cessione del quinto è quindi un evento abbastanza raro perché la garanzia si basa sulla stabilità dei redditi e non su una valutazione della solvibilità.

È però accaduto quello che non ti aspettavi e ti hanno rifiutato un prestito con cessione del quinto? Non scoraggiarti: rivolgiti a noi di GruppoMoney.

Disponiamo di armi formidabili per risolvere il tuo problema: tantissima esperienza e i migliori Istituti finanziari e assicurativi sul mercato.


Le regole di base

Il prestito viene normalmente concesso senza difficoltà se si rispettano alcuni parametri di base:

  1. La Rata del prestito non può eccedere il 20% dello stipendio netto
  2. La Durata massima del prestito è di 10 anni e il contratto di lavoro
  3. La Pensione deve essere a tempo indeterminato.

Trovare le soluzioni per avere il prestito

Rispettare questi parametri è una condizione necessaria ma non sempre questo è sufficiente.

Esistono infatti diversi motivi per cui una richiesta di prestito con cessione del quinto può essere respinta.

Esamineremo in questa pagina i principali motivi per cui una pratica può essere rifiutata e, quando possibile, ti indicheremo almeno una soluzione per risolvere il tuo problema.




I giudici sono due

Una premessa è necessaria: nella valutazione di una pratica di cessione del quinto intervengono due soggetti ed è con loro che bisogna fare i conti per farsi accettare il prestito.

Il primo soggetto è l’Istituto Finanziario (la Banca o la Società Finanziaria) che ti presta materialmente il denaro e che deve essere ragionevolmente certo che le rate gli verranno versate regolarmente.

Il secondo soggetto è la Compagnia di Assicurazione che deve obbligatoriamente garantire il prestito contro il rischio premorienza e, nel caso di lavoratori dipendenti, contro rischio di perdita del posto di lavoro.

Il motivo più frequente di rifiuto di una cessione del quinto è proprio la mancata copertura assicurativa.


Rifiuto per TFR scarso

L’argomento riguarda unicamente i dipendenti delle aziende private; per loro infatti occorre tenere conto del Coefficiente Assicurativo.

Il coefficiente assicuartivo è un numero, legato all’azienda, a cui si deve moltiplicare il TFR accantonato per sapere qual è il prestito massimo concedibile.

Per i dipendenti del settore pubblico, invece, il TFR non viene preso in considerazione.

Esempio:
TFR = 5.000 Euro
Coefficiente Assicurativo Azienda = 3
Puoi richiedere con la Cessione del Quinto: 5.000 × 3 = 15.000 Euro

Ne consegue che se il tuo TFR è troppo basso, il prestito ottenibile è così modesto che la banca non ha interesse a concederlo. Ad esempio se il tuo TFR è di soli 1.000 € e il coefficiente assicurativo è 3 allora il prestito massimo è di soli 3.000€.

Non ne vale la pena. Solitamente per ottenere un prestito con cessione del quinto occorre aver maturato almeno €1.500/2.000 di TFR.

Questo motivo di rifiuto, quindi, riguarda solo i lavoratori delle aziende private che hanno una bassa anzianità di servizio oppure che hanno ritirato, in precedenza, il loro TFR.

Soluzione

La soluzione è una sola: aver pazienza e maturare sufficiente TFR. Non serve poi così tanto tempo: per uno stipendio medio, solitamente 18 mesi di anzianità nella stessa azienda sono sufficienti.

Se cambi frequentemente datore di lavoro, valuta anche l’eventualità di iscriverti a un fondo di previdenza integrativa.

Il tuo TFR resterà accantonato presso il fondo e verrà buono ogni volta che vorrai chiedere un prestito. Ne parliamo meglio più avanti.




Rifiuto per Censimento insufficiente dell’azienda

Dal paragrafo precedente deriva un altro motivo che può comportare il rifiuto di una pratica di cessione del quinto di un dipendente di azienda privata: il coefficiente assicurativo troppo basso.

Abbiamo già visto che questo altro non è che una valutazione sintetica, espressa da un numero variabile da 0 a 5, della solidità del datore di lavoro.

Ultimi bilanci, numero di dipendenti, categoria merceologica, anzianità della ditta, sono tutti elementi che vengono tenuti in considerazione dalla compagnia di assicurazione per determinare questo numero.

Ti può quindi accadere che, pur avendo una busta paga solida e parecchio TFR accantonato, il prestito ti venga rifiutato perché il censimento assicurativo risulta negativo.

Soluzioni

Se accade questo non devi scoraggiarti: le compagnie assicurative sono parecchie, ciascuna con i propri criteri di valutazione del coefficiente e alla fine una soluzione si trova quasi sempre.

Diventa fondamentale, in questo caso, rivolgersi a una Agenzia come Gruppomoney che ha la possibilità di valutare il censimento assicurativo di ben 10 compagnie diverse.

Se proprio non trovi nessuna assicurazione disposta a rilasciarti la garanzia, riprova dopo qualche mese.

I censimenti assicurativi vengono periodicamente rivisti e accade spesso che un censimento negativo si trasformi in positivo dopo pochi giorni.

Alla larga dai PIP

Se sei iscritto a un fondo di previdenza integrativa devi sapere che alcuni di questi fondi (pochi per la verità) non accettano di porre le somme accantonate a garanzia del prestito. Sono i cosiddetti fondi non escutibili.

In caso di perdita del posto di lavoro le banche non possono agire sulle somme accantonate presso questi fondi per ottenere il rimborso del debito residuo. Un bel guaio.

Il problema non è però molto frequente: si presenta per alcuni fondi di previdenza aperti e per i PIP, i Piani Individuali di Previdenza.

L’iscrizione a uno di questi fondi, inoltre, può costituire un problema solo se l’anzianità di servizio è modesta.

Nessun problema, invece, per tutti i fondi chiusi ossia quelli di categoria. Per esempio Cometa (metalmeccanici), Fonchim (chimici), Fonte (terziario) e in generale tutti i fondi chiusi non presentano difficoltà per la pratica di cessione del quinto.

Soluzione

Se hai il TFR accantonato presso un fondo non escutibile e hai una anzianità di servizio inferiore a 2/3 anni, l’unica soluzione è quella di spostare le somme presso un fondo chiuso di categoria che, detto per inciso, offre spesso rendimenti migliori.

Occorre sapere che i tempi per questa operazione sono piuttosto lunghi ma con l’aiuto di Gruppomoney possono essere ridotti allo stretto necessario.

Se ci contatterai ti spiegheremo come fare, ti assisteremo nella pratica e ti forniremo la modulistica necessaria.




Il prestito non è ancora rinnovabile

La Legge istitutiva della cessione del quinto risale al lontanissimo 1950 e rispondeva a situazioni che oggi sono ormai completamente mutate.

Alcune regole sono obsolete e appaiono incomprensibili ma occorre rispettarle e bisogna quindi tenerne conto.

La regola forse più conosciuta è che un prestito con cessione del quinto è rinnovabile solo dopo aver pagato almeno il 40% del piano di ammortamento.

Significa che se hai una cessione del quinto decennale per rinnovarla devi aspettare di averne pagato 4 anni, se invece la tua cessione è di 7 anni devi aver pagato quasi 3 anni e così via.

Fanno però eccezione (in maniera un po’ strana) le durate uguali o inferiori a 60 mesi. Queste infatti possono essere rinnovate anche prima del 40% ma solo se la nuova cessione è a 120 mesi.

Uno dei più frequenti motivi di rifiuto è proprio questo: chiedere un rinnovo di cessione quando le regole sopra esposte non sono ancora rispettate.

Soluzione

In questo caso l’unica soluzione possibile è quella di attendere il pagamento del numero di rate richiesto dalla normativa.

Per prevenire il problema, quando richiedi una cessione del quinto preferisci una durata uguale o inferiore ai 60 mesi. Manterrai così la possibilità di rinnovarla senza difficoltà.


Rifiuto per mancata copertura assicurativa del rischio vita

Il prestito con cessione del quinto è sempre garantito contro il rischio premorienza. In caso si verifichi l’infausto evento, il debito viene saldato da un’assicurazione la quale non ha diritto di rivalsa sui familiari del deceduto.

L’istruttoria per ottenere la copertura assicurativa si risolve quasi sempre nella firma di una dichiarazione di buona salute in cui il debitore autocertifica di non essere a conoscenza di malattie o problemi di salute tali da comportare un rischio vita evidente.

Nel caso, invece, in cui esistano delle patologie preesistenti, può essere richiesta la compilazione di un RVM (Rapporto di Visita Medica). Questo documento verrà poi valutato dall’assicurazione che esprimerà un parere che potrà essere favorevole o sfavorevole.

Soluzioni

Anche in questo caso è importante rivolgersi a una società quale Gruppomoney, in grado di far valutare il Rapporto di Visita Medica a più compagnie assicurative.


Le pensioni non finanziabili

Alcune categorie di pensione non sono finanziabili.

Si tratta di quelle che rivestono un carattere assistenziale e per le quali INPS non accetta di addebitare una rata. Sono le pensioni di invalidità civile e gli assegni sociali.

Non sono finanziabili anche le pensioni inferiori a 600 € perché la rata di cessione le ridurrebbe al di sotto del livello minimo di sussistenza.

Non sono finanziabili, infine, le pensioni di reversibilità che risultano cointestate a più persone. Succede, ad esempio, quando in una famiglia con figli minorenni viene a mancare un genitore.

In questo caso la pensione di reversibilità risulterà cointestata tra il genitore superstite e i figli.

Per una panoramica completa sulla cessione del quinto dei pensionati si legga questa pagina.


Rifiuto per Età troppo avanzata

Dopo gli 86 anni diventa impossibile trovare una copertura rischio vita.

Poiché questa è obbligatoria per legge, il prestito deve terminare prima.

Se sei un pensionato vicino agli 80 anni affrettati a richiedere il prestito: il tuo piano di ammortamento dovrà terminare entro i tuoi 86 anni di età.


Periodi di aspettativa, maternità

In caso di aspettativa non retribuita, un eventuale prestito presente in busta paga viene sospeso e le rate insolute risultanti vengono “accodate” al termine del piano di ammortamento.

Per la banca erogante questo rappresenta un incaglio nel regolare pagamento delle rate e quindi un rischio da evitare, se possibile.

Ne consegue che se sei in aspettativa non ti conviene presentare la richiesta di prestito perché ti verrebbe senz’altro respinta.

Lo stesso vale per un’aspettativa retribuita ma che può trasformarsi in non retribuita.

È il caso dell’aspettativa per maternità che, inizialmente retribuita, può trasformarsi in non retribuita.

Trovi qui le informazioni sulla cessione del quinto in gravidanza o maternità.

Soluzioni

In questi casi la soluzione è quella di attendere la data di rientro in servizio.

La pratica può però essere avviata con qualche settimana di anticipo fermo restando che la liquidazione del saldo potrà essere effettuata solo dopo la ripresa del lavoro.

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